Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,1-8)
Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
MEDITAZIONE
Principio della felicità
<<Principio del Vangelo di Gesù…>>. Così comincia il Vangelo di questa seconda domenica del tempo di Avvento. Nella versione che leggiamo si usa la parola “inizio”, ma traducendo dal greco dalla parola “arche’ ” il vocabolo diventa “principio”. Principio non solo in senso iniziale ma anche la motivazione, il perché, viene ad esistere il Vangelo. Il brano di questa domenica ne dà i principi fondamentali del Vangelo di Gesù Cristo. Il primo profeta del Vangelo e l’ultimo dei profeti dell’antico testamento, che evidentemente ne racchiude tutti gli annunci, è Giovanni il battista, o precursore. Lui è la chiave: che apre la porta al nuovo testamento, che apre la porta al Figlio di Dio Gesù Cristo, lui stesso chiave di lettura per comprendere il Vangelo che si dispiegherà con tutte le sue pagine. Vangelo che significa annuncio per la felicità. Marco che lo ha scritto, ascoltando i ricordi e le predicazioni di s. Pietro, presumibilmente a Roma nel 40 d.C. circa. Come se Marco avesse voluto ricordare ed esortare la sua comunità cristiana a non dimenticarsi che: crediamo nel Vangelo, speriamo per il Vangelo e che amiamo con il Vangelo.
Perché la gente era coinvolta dalle parole di Giovanni?
Giovanni predicava nel deserto e, come in un esodo, la gente usciva dalla città di Gerusalemme e dalle città dintorno per ascoltarlo… Non predicava nella città, bisognava cercarlo nel deserto… Ma perché questo uomo, che vestiva in modo esasperatamente essenziale e, aveva una dieta altrettanto essenziale, attirava e coinvolgeva a se cosi tanta gente? Predicava quello che Gesù avrebbe portato nel mondo; predicava il Vangelo e cioè un annuncio per la felicità di cui Isaia già accennò parlando di lui nella prima lettura, annuncio che noi cristiani, la Chiesa, siamo chiamati a portare oggi: consolare, parlare al cuore, annunciare che la tribolazione finisce, che la colpa è perdonata, prepararsi all’incontro con Dio, al Dio della gioia e della vita eterna (Is 40,1-11). Rimarchiamo il perdono dei peccati! Allora dobbiamo convertirci come quei popolani che ascoltano Giovanni il battista, precursore di Gesù Cristo, “provocatore” di cuori! Conversione come cambiamento e rinnovamento dello stile del nostro sentiero di vita orientato dal Vangelo.
Cambiamento vitale nei valori di Giovanni
Ma come convertirci? cosa? Quale stile di vita dovremmo avere? Giovanni attentava in senso positivo alla coscienza della gente con la sua essenzialità di vita, è un uomo che evidentemente si è azzerato per trovare se stesso e la sua chiamata. Così Giovanni è diventato autentico, in lui si trova solo quello che veramente conta. Allora il primo passaggio della nostra conversione è ritrovare ciò che veramente conta nella nostra fede, nella nostra famiglia, nella Chiesa. Questo azzeramento, che spesso la vita ci fa fare senza che lo scegliamo, ci fa maturare nel darci il senso, nel dirci chi siamo veramente…
Giovanni perdona in nome di Dio e battezza per questo lavacro di conversione: Dio ti perdona! Anche tu fa lo stesso con te stesso e gli altri!
Giovanni annuncia qualcuno che è nascosto tra il popolo e che è il Figlio di Dio. Gesù Cristo è nascosto con il suo Spirito in mezzo a noi, c’è una effusione dello Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che continua a scendere come rugiada ogni qual volta che abbiamo una condotta santa e preghiamo (come scrive s. Pietro nella seconda lettura). Tornare ad una vita essenziale, spesso anche desertica e povera ci azzera, ma ci fa maturare su chi siamo veramente, sulle nostre forze, verso dove andiamo e, ancor di più, che abbiamo bisogno di Dio. Solo così incontriamo nella nostra vita quel Cristo nascosto ma presente con il suo Spirito che ci fa dire con il salmo 15: <<nelle tue mani è la mia vita o Dio… Mi indicherai il sentiero della vita>>.