ALCUNI CONSIGLI PER PARTECIPARE CORRETTAMENTE ALLA SANTA MESSA
Tutti coloro che si ritengono Cristiani sono tenuti a partecipare almeno alle Sante Messe di precetto.
Spesso si sente dire: “Andiamo a sentire la Messa.” Oppure: “Andiamo a prendere la Messa”: o frasi simili.
Ma la Santa Messa non è qualcosa che vada ‘sentita’ o che veda ‘presa’ ma è la celebrazione fondamentale per ogni Cristiano, durante la quale si rinnova, anche se in modo incruento, il Sacrificio di Cristo.
Pertanto è fondamentale che a questa celebrazione si partecipi nella maniera più corretta possibile.
La Liturgia della Santa Messa si compone dì vari momenti. I principiali sono: Atto Penitenziale, durante il quale si chiede perdono a Dio per i propri peccati; Liturgia della Parola, durante a quale vengono proclamati (e non semplicemente ‘letti’) quattro brani appropriati tratti dalla Bibbia.
Di solito: 1a Lettura tratta dall’Antico Testamento; Responsorio con passi tratti da un Salmo; 2a Lettura tratta dal Nuovo Testamento, e, da ultimo, un brano dei Vangeli.
Segue solitamente l’omelia, ossia la spiegazione delle Letture, a cura del Celebrante.
All’Offertorio (durante il quale vengono ‘offerti doni’ all’Altare), segue la Liturgia Eucaristica, nella quale vengono consacrati il Pane e il Vino che, in virtù di ciò che ha comandato Gesù, divengono il Suo Corpo ed il Suo Sangue (Transustanziazione).
Momento fondamentale della Liturgia Eucaristica è la comunione dei fedeli al Corpo di Cristo.
La Celebrazione si conclude con la Benedizione impartita dal Celebrante. :
Per partecipare efficacemente alla Celebrazione e, nello stesso tempo, evitare di arrecare disturbo agli altri, invitiamo a considerare alcuni importanti consigli:
1°) – Partecipare alla S. Messa fin dall’inizio: non ha senso chiedersi fino a che punto sia accettabile arrivare in ritardo o sia da considerare valida la Celebrazione.
2°) – Entrare in Chiesa con abbigliamento consono alla sacralità del luogo.
Per gli uomini sono da evitare calzoncini e canottiere. Per le donne sono da evitare calzoncini e gonne ‘risicate’, magliette scollate, a bretelline o, addirittura, spalle scoperte. Per ovviare a ciò può essere consigliabile coprirsi con un velo o un foulard, da togliere quando non più necessari,
Per le ragazze, evitare le magliette troppo corte specie se abbinate a gonne o pantaloni a vita troppo bassa, lasciando così scoperti il dorso e l’addome. Ciò è consigliabile non per un eccessivo puritanesimo, ma semplicemente per rispetto del luogo sacro, e di coloro che sono presenti.
3°) – Prima di entrare in Chiesa, spegnere telefonini.
4°) – Entrando in Chiesa, evitare saluti rumorosi a parenti, amici e conoscenti; evitare di sbracciarsi o di fare segnali rumorosi per richiamare l’attenzione di chi è distante. Se si indossano scarpe con tacchetti o zoccoli, evitare – per quanto possibile – di camminare rumorosamente. Ricordiamo che la Chiesa è luogo di preghiera e quindi rispettiamo il raccoglimento degli altri.
5°) – Concentriamo la nostra attenzione sulla Celebrazione accompagnandola col canto e con la preghiera, evitando di conversare con chi ci è accanto. Il chiacchiericcio, oltre che essere irrispettoso, disturba molto coloro che sono venuti in Chiesa per partecipare alla S. Messa e non per essere distratti mentre pregano.
6°) – È sconsigliabile confessarsi durante la S. Messa in quanto il tempo impiegato, per quanto esiguo, impedisce la completa partecipazione alla Celebrazione, col rischio di invalidarla. Ove indispensabile, si consiglia di essere concisi.
7°) – Coloro che possono, sono invitati ad inginocchiarsi al momento della Consacrazione.
8°) – Al momento dello scambio del Segno di Pace è assurdo indice di superstizione il voler evitare a tutti i costi che le mani o le braccia si incrocino con quelle del vicino !!!
9°) – Al momento di mettersi in fila per ricevere l’Eucaristia, non è necessario fare una corsetta o, comunque, affettarsi per arrivare prima degli altri. Alla Mensa Eucaristica il signore Gesù dispensa il Suo amore senza limiti per tutti! Tornando al proprio posto, è sconsigliabile percorrere a ritroso la stessa fila, per evitare che si crei confusione.
10°) – Una volta ricevuta la Comunione, è superfluo, anzi errato, fare inchini, genuflessioni o segni di Croce davanti all’Altare o, peggio, davanti alle immagini o ai Santi! Ricordiamo che con la Comunione, Dio, DIO!, viene ed abitare ‘in noi’. La consapevolezza che Dio è in noi deve sconsigliarci di compiere tali atti di devozione coi quali, in ogni momento appropriato, dimostriamo la nostra religiosità -cosa non deprecabile- ma che sono assolutamente fuori luogo quando Dio abita in noi.
11°) -Alla fine della Celebrazione è opportuno evitare di andare via prima della Benedizione impartita da sacerdote; è bene invece partecipare al canto conclusivo. Evitare di fare chiacchiere e saluti prima di uscire dalla Chiesa, mentre sarebbe opportuno, fuori, condividere col prossimo lo spirito della Festa donatoci dall’Eucaristia. (Tommaso Rosi)
I L S A B A T O
Si può affermare tranquillamente che anche i Cattolici osservano il “SABATO“.
Un’ accusa che sovente viene mossa ai Cattolici (e non solamente ad essi) da parte dei Sabatisti ( Sabatiani) in generale e dagli Avventisti del Settimo Giorno in particolare, è quella della mancata osservanza del Sabato, come prescritto nei Comandamenti della Bibbia.
Ma un’ accusa del genere è meritata?
Andiamo intanto a leggere ciò che Dio dice in proposito nella Bibbia, consultando varie traduzioni ed, in modo particolare, quelle usate dai Protestanti.
1) RICCIOTTI 1990 Esodo 20: “Ricordati di santificare il giorno del sabato. Per sei giorni lavorerai, ed attenderai a tutte le tue opere. Ma il settimo giorno è il sabato del Signore Dio tuo……”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del sabato per santificarlo come t’ ha ordinato il Signore Dio tuo. Per sei giorni lavorerai, e farai tutto quello che
t’ occorre. Il settimo è il giorno del sabato, cioè il riposo del Signore Dio tuo.”
2) TINTORI 1945 Esodo 20: “Ricordati di santificare il giorno di sabato: per sei giorni lavorerai e farai tutte le tue opere; ma nel settimo giorno, sabato del Signore Dio tuo, non farai alcun lavoro.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno di sabato, santificalo, come ti ha comandato il Signore Dio tuo. Lavorerai per sei giorni e farai in essi tutti i tuoi lavori, ma il settimo è il giorno del sabato, cioè del riposo del Signore Dio tuo.”
3) RIVEDUTA 1963 Esodo 20: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo, sacro all’ Eterno ch’ è l’ Iddio tuo.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo come l’ Eterno il Dio tuo, ti ha comandato. Lavora sei giorni e fa in essi l’ opera tua; ma il settimo giorno è giorno di riposo consacrato all’Eterno, al tuo Dio.”
4) NARDONI 1967 Esodo 20: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Per sei giorni lavorerai ed attenderai alle opere tue, ma il settimo giorno è giorno di riposo per il Signore, Iddio tuo.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Lavora sei giorni e attendi in essi ad ogni opera; ma il settimo giorno è riposo sacro al Signore Iddio tuo.”
5) DIODATI 1925 Esodo 20: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa in essi ogni opera tua. Ma il settimo giorno è il riposo al Signore Iddio tuo. “
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo siccome il Signore Iddio tuo ti ha comandato. Lavorerai sei giorni e fà ogni opera tua. Ma il settimo giorno è il giorno del riposo al Signore Iddio tuo.”
6) RIVEDUTA (LUZZI) 1992 Esodo 20: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo.
Lavora sei giorni e fà in essi ogni opera tua. Ma il settimo è giorno di riposo sacro
all’ Eterno, ch’è l’ Iddio tuo.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come l’ Eterno, il Dio tuo ti ha comandato. Lavora sei giorni e fà in essi tutta l’opera tua. Ma il settimo giorno è giorno di riposo consacrato all’ Eterno, al tuo Dio.”
7) RIVEDUTA (LUZZI) 1990 Esodo 20: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fà in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo sacro all’Eterno, ch’ è l’ Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come l’ Eterno, il Dio tuo, ti ha comandato. Lavora sei giorni e fa in essi tutta l’ opera tua; ma il settimo giorno è giorno di riposo consacrato all’ Eterno, al tuo Dio. Non fare in esso lavoro alcuno.”
8) RIVEDUTA (LUZZI) 1979 Esodo 20: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo, sacro all’ Eterno ch’ è l’ Iddio tuo. Non fare in esso lavoro alcuno.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come l’ Eterno, il’ Iddio tuo, ti ha comandato. Lavora sei giorni e fa in essi tutta l’opera tua; ma il settimo giorno è giorno di riposo consacrato all’ Eterno, al tuo Dio.”
9) LA BIBBIA Nuovissima Versione ed. Paoline 1987 Esodo 20: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è sabato in onore del Signore, tuo Dio.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come ti ha ordi nato il Signore tuo Dio. Per sei giorni lavorerai e farai tutte le tue opere, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio.”
10) LA SACRA BIBBIA CEI 1974 Esodo 20: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo; sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio.”
11) LA BIBBIA DI GERUSALEMME 1992 Esodo 20: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio.”
Deuteronomio 5: “Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno…… .”
Pertanto, la dizione: “Giorno di sabato”, sta ad indicare il giorno del riposo, lo (SHABAT) e non un giorno preciso del calendario.
Come possiamo leggere, in tutte queste traduzioni si dice, sintetizzando: “Tu lavorerai sei giorni, ma il settimo giorno, quello dopo il lavoro, ti riposerai per dedicarlo al
Signore tuo Dio.” E’ molto chiaro.
Ma perché questo? Perché, come dice Genesi 2,1ss “Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che Egli creando aveva fatto.”
Quindi Dio consacrò il settimo giorno, quello successivo ai sei giorni di lavoro.
Ma in quale giorno Dio aveva cominciato a lavorare?
Esisteva allora un calendario settimanale col quale stabilire ogni giorno?
Viene detto chiaramente e soltanto che il giorno di riposo deve seguire i sei giorni di lavoro. Ma come vengono computati i sei giorni dopo i quali riposare?
In realtà, se vogliamo rispettare alla lettera quanto scritto nella Bibbia, Dio iniziò la creazione in un giorno qualsiasi; creò per sei giorni e, dopo quelli, si riposò.
Ma possiamo affermare che il Signore iniziò la Creazione in un giorno preciso del calendario, nel giorno che ai nostri tempi sarebbe stato chiamato “DOMENICA” ?
Ricordiamo che la parola “SABATO” deriva dal verbo ebraico SHASHABAT, riposare, e pertanto lo SHABAT, ossia il sabato, significa RIPOSO.
Dio creò per sei giorni, dopo i quali fece shabat, ossia si riposò. Pertanto il giorno di riposo, deve seguire sei giorni lavorativi. Ma quali?
Dio, ovviamente, non osservava il calendario settimanale ebraico, creato dall’uomo molto tempo più tardi….. Dio ha voluto dirci di lavorare sei giorni, qualunque essi fossero, purché seguiti da un settimo giorno di riposo, da dedicare a Lui.
Come si può affermare che la creazione abbia avuto inizio di DOMENICA?
E perché, in base a questa congettura, il giorno di riposo deve essere per forza il cosiddetto shabat o sabato del calendario?
Shabat è una definizione, non certo il nome proprio di un preciso giorno della settimana !
E’ più corretto allora affermare che all’ essere umano Dio ordina di lavorare non più di sei giorni, dopo i quali deve riposarsi per un giorno, fare shabat per dedicarsi alla preghiera ed al contatto col Creatore.
Non richiede che il lavoro inizi la domenica, non si nominano giorni specifici: questa è una scelta fatta dall’uomo, ma non certo da Dio.
Pertanto i Cristiani, iniziando la settimana di lavoro nel giorno chiamato LUNEDI’, dopo i sei giorni lavorativi, osservano lo SHABAT, il RIPOSO, in giorno di DOMENICA e quindi in perfetta armonia col Comandamento del Signore.
DAL SABATO ALLA DOMENICA
Mt 12,1ss Le spighe strappate e “Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato” id Mc 2,23
Mt 28,1 “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro.”
Mc 2,25: Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?
Mc 2,26: Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». Id Mt 12,4 e Lc 6,4
Marco ricorda un episodio riportato in 1° Sam 21,7: Davide, con i suoi, per fame, mangiò i pani dell’offerta riservati esclusivamente ai sacerdoti. Ebbene, per questa trasgressione di una legge umana, Dio non lo punì.
Mc 3,2-5 Guarigione della mano inaridita in giorno di sabato. Id Lc 6,6ss
Mc 16,2s “Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, …” id Lc 24,1
Mc 16,9 “Risuscitato al mattino il primo giorno dopo il sabato…”
N.B.: E’ la Pasqua di Risurrezione, il giorno del Signore, Dies Dominici, giorno dedicato al Signore dai Cristiani: La Domenica !
Lc 6,1-4 “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato” id Lc 6,5
Lc 13,10 La donna guarita in giorno di sabato.
Lc 13,15: “Ipocriti! Non scioglie forse di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia per condurlo ad abbeverarsi?”
Lc 14,5 “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?”
Gv 5,8ss Il paralitico guarito in giorno di sabato.
Gv 5,16 “Il Padre mio opera sempre ed anch’io opero”
Gv 9,14 Il cieco nato
Gv 20,1 “Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro…”
Gv 20,19ss “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse
le porte del luogo dove si trovavano i discepoli…”
At 20,7 “Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti per spezzare il pane…”
N.B.: Già i primi Cristiani si riunivano “il primo giorno della settimana ebraica (ossia: la Domenica) per celebrare l’Eucaristia (spezzare il pane).
1° Cor 16,2 “Ogni primo giorno della settimana (ossia: la Domenica) ciascuno metta da
parte ciò che gli è riuscito risparmiare…”
Col 2,16 “Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo”
Gal 4,4-5 “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.” (7) “Quindi non sei più schiavo ma figlio…”
Gal 4,10-11 “Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo”
Gal 5,1-6 (ss) “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
Ef 2,15 “(Cristo) Annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti”
Tt 3,9 “Guardati invece dalle questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane.”
Eb 7,12 “Mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge”
Eb 7,19 “La legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione
di una speranza migliore grazie alla quale ci avviciniamo a Dio”
Ap 1,10 “Rapito in estasi, nel giorno del Signore…”
Come abbiamo potuto notare, la Parola di Dio ci fa comprendere che il rispetto di certe leggi, valide fino alla venuta di Cristo, con la venuta di Cristo assumono un valore nuovo
(Lc 6,5); (Lc 14,5); (Ef 2,15); (Tt 3,9); (Eb 7,12).
Lc 6,1-4 “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!
(Tommaso Rosi) p
EUCARISTIA: CORPO E SANGUE DI CRISTO
E’ indiscutibile che, nell’Ultima Cena, Gesù abbia invitato i Suoi a mangiare il pane (che E’ il Suo corpo), ed a bere il vino (che E’ il Suo sangue):
Mt 26,26; Mc 14,20; Lc 22,19.
Ed ancora, che abbia insistito, in altre occasioni, affermando che il Suo Corpo E’ vero cibo e il Suo Sangue E’ vera bevanda: Gv 6,48-56; ed altri ….
Gv 6,48-51: “Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Gv 6, 53 – 56 Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.….. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.……. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.….. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.”
Ma esiste un versetto col quale Gesù, a detta dei denigratori dell’Eucaristia, sembra smentire tutte le affermazioni precedenti: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”: Gv 6,63.
Abusando di questo versetto, si vuole affermare che Gesù correggerebbe le Sue precedenti affermazioni, precisando che quando dice: “la mia carne”, non intende la Sua Carne materiale come cibo in quanto non gioverebbe a nulla, ma che tutto il discorso va inteso in senso allegorico.
Vediamo come stanno effettivamente le cose.
In realtà, il versetto incriminato, viene stralciato da un discorso e da un contesto completamente diverso da quello nel quale lo si vorrebbe inserire.
= E’ l’ispirazione divina che porta a conoscere la Verità, e non la materialità dell’uomo.
“E’ lo Spirito che dà la vita” (Spirito Santo = Dio).
Mt 16,17 E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. “
= Tu ragioni secondo gli uomini, poiché la materialità della carne (basar), non consente di pensare secondo Dio. Questo è quanto ha voluto affermare Gesù.
= I desideri della carne, (in ebraico: BASAR), si manifestano solo nella materialità.
1 Cor 15:50: “Or questo dico, fratelli, che la carne (basar) e il sangue non possono ereditare il regno di Dio; similmente la corruzione non eredita l’incorruttibilità.” (La Nuova Diodati 1991).
1° Pt 2,11: “Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne (basar) che fanno guerra all’anima.
Mt 16:17 E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne (basar) né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.”
Rm 13,14: “Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne (basar) nei suoi desideri.”
Possiamo notare che in tutti i versetti che precedono, la parola “CARNE” sta ad indicare la materialità umana (carne = basar) che è nulla al confronto con lo Spirito.
E’ questo il concetto che ha voluto esprimere Gesù nel versetto incriminato.
QUINDI NESSUN RIFERIMENTO ALLA PROPRIA CARNE !!!
Qual’è il contesto in cui l’Evangelista Giovanni ha inserito la frase di Gesù?
Dopo il miracolo della moltiplicazione dei panie dei pesci, Gesù sta parlando nella sinagoga di Cafarnao, “Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico : non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Gv 6,30 ss
Il discorso verte, come argomento, sulla sequela di Gesù e la risurrezione nell’ultimo giorno.
Pertanto non ha nulla a che vedere con l’interpretazione fatta dai detrattori.
Purtroppo questi hanno l’abitudine di pescare qua e là dei versetti per comporre un puzzle di comodo e, chi ignora, accetta pedissequamente.
(Tommaso Rosi)
– UN FIGLIO UNICO… A CUI ATTRIBUIRE PRESUNTI FRATELLI
Matteo 13,53-56: ”Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli (greco: adelphòi) Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle (greco: adelphài) non sono tutte fra noi?”
Ma vediamo come stanno realmente le cose. Intanto abbiamo voluto controllare sui dizionari di Greco i significati della parola ADELPHOS.
I dizionari concordano nel dare questi significati: fratello, fratellastro; congiunto in parentela. Nel N.T. significa anche fratello nella fede. Questo è quanto.
= Quelli nominati erano veramente fratelli di Gesù, ossia figli di Maria, oppure no?
Innanzi tutto l’espressione ”Fratelli di Gesù” non è sinonimo di ”Figli di Maria”. Nel greco della LXX, nel greco classico ed ancor più nella KOINE’ il greco parlato dal popolo, che risentiva molto dei significati vari del termine FRATELLO dell’A.T. ADELPHOS era un termine comune per dire parenti, cugini, consanguinei, confratelli, ecc. anche se esistevano termini specifici quali Anepsiòs e Syggenòn. Ciò premesso, possiamo approfondire l’argomento.
Marco 6,3 insieme a Matteo 13,55 ci danno la lista dei 4 presunti fratelli di Gesù ed è ancora Marco 15,40 che si premura di far sapere che Giacomo e Giuseppe, i primi due della lista, sono figli di una certa Maria, una di quelle donne che stavano ad osservare da lontano la crocefissione e che non era certamente la Madonna perché questa stava sotto la croce.
Mc 15,40: “Vi erano anche delle donne che guardavano da lontano, tra cui Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il minore e di Joses”
Mc 15,47: “Maria di Magdala e Maria madre di Jose continuavano a guardare dove era stato posto”
Pertanto dobbiamo dedurne che, per i primi presunti “due fratelli di Gesù”, viene indicata la vera madre in Marco 15,40.47: sono figli di un’altra Maria.
Nelle liste il quarto è Giuda, Giuda Taddeo, probabilmente quello della lettera canonica che porta il suo nome, il quale, al primo verso, per farsi identificare, dice di essere fratello di Giacomo. Quindi, dei 4 PRESUNTI ”fratelli” del Signore, almeno tre sono noti e sono figli dell’altra Maria, quella che guardava da lontano e che, secondo Giovanni 19,25 era moglie di Cleofa.. Lo storico Egesippo (ll° secolo) ci fa sapere che anche Simone era figlio di Cleofa e che Cleofa ed Alfeo erano la stessa persona, un fratello di Giuseppe.
In Luca 2,7 possiamo leggere che Maria ”diede alla luce IL suo figlio PRIMOGENITO” Ciò esclude senza possibilità di dubbio ogni altro figlio prima di Gesù. Su questo non c’è alcun dubbio.
= Ma si afferma che Gesù verrebbe definito Primogenito poiché sarebbe stato il primo della serie di fratelli e che comunque ‘primogenito’ non significherebbe anche unigenito.
Per la cultura ebraica del tempo, essere chiamato Primogenito era un titolo onorifico di predilezione. per es. in Esodo 4,22: Dio dice ”Israele è il mio figlio primogenito”; Salmo 89,28 Dio dice di Davide: ”Io lo costituirò mio PRIMOGENITO, il più alto dei re sulla terra”; Geremia 31,9: ”Efraim è il mio PRIMOGENITO” dice Dio;
Ebrei 12,22-23: ”Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente alla Gerusalemme celeste ed a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e
all’assemblea dei PRIMOGENITI iscritti nei cieli” Potrebbero essere citati molti altri passi, ma riteniamo che questi possano essere sufficienti.
C’è un altro documento inconfutabile che ci fa capire come venisse usato il termine primogenito anche al di fuori del significato di primo di una serie. Nel 1922 in un cimitero ebraico in Egitto, venne scoperta una tomba la cui lapide, risalente al 22 gennaio del 5 a.C., dice che la donna ivi sepolta è morta dando alla luce il suo figlio primogenito (prototocos). Ovviamente è certo che quella madre non ha potuto dare alla luce altri figli!
Dopo la morte, quando si è reso necessario preparare e seppellire il corpo di Gesù, questi presunti fratelli e sorelle, dov’erano ?
Mt 27,56 “Tra costoro (c’era) Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo”
N.B.: (pertanto rileviamo che la madre di Giacomo, Giuseppe e Giuda Taddeo era Maria di Cleofa.
Mc 6,3: “Non è costui il carpentiere, IL figlio di Maria,…….
N.B.: L’articolo determinativo IL sta ad indicare ”l’unico figlio di Maria.” Se così non fosse, l’autore sacro avrebbe scritto: “Uno dei figli.”
Mc 15,40: “Maria madre di Giacomo il minore e di Joses” (se questa Maria fosse stata la Madonna, l’evangelista avrebbe detto “sua madre”, mentre invece viene indicata come la madre di cugini o di parenti prossimi. Vedi Mc 15,47; Mt 27,56.61; 28,1; Lc 24,10)
Mc 15,47: “Maria di Magdala e Maria madre di Jose…” (o Giuseppe)
Mc 16,1: “Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome, comprarono…”
Gv 19,25-27: Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Ma ci sono ancora altre osservazioni da fare alla luce della Bibbia. In Giovanni 19,26-27 leggiamo che l’apostolo Giovanni, da quando Maria gli venne affidata da Gesù, la prese in casa sua. Il buon senso e la conoscenza delle rigide regole della cultura ebraica, ci portano ad escludere la possibilità che Maria avesse altri figli: infatti, se fossero esistiti, Gesù avrebbe affidato a loro la propria madre, e questi non avrebbero permesso che un estraneo prendesse in casa la loro madre.
At 1,14: “La madre di Gesù con i fratelli di lui”
N.B.: Se Maria avesse avuto altri figli, l’evangelista avrebbe logicamente scritto: “La madre di Gesù con gli altri suoi figli!”
Gal 1,19: “Degli apostoli non vidi nessun’altro se non Giacomo il fratello del Signore.”
N.B.: questo Giacomo “apostolo” si identifica con il figlio di Alfeo, vedi Mt 10,3
N.B.: l’ebraico e l’aramaico usano il termine fratello (Ah) anche per indicare cugini e parenti prossimi appartenenti allo stesso “clan” familiare o tribù, come confermano i seguenti passi dell’A.T.:
La Bibbia, quando vuole indicare che dei fratelli sono figli degli stessi genitori, lo dice chiaramente proprio per evitare eventuali malintesi dovuti alla genericità del termine adelphòs. Infatti, in Genesi 12,5 leggiamo: ”Abram dunque prese la moglie Sarai e Lot, figlio di suo fratello”
Ma più avanti, in 13,8 leggiamo che Abramo dice al nipote Lot: ”Non vi sia discordia tra me e te …perché noi siamo fratelli”; Labano era il genero di Giacobbe, ma in Genesi 29,15 leggiamo: ”Labano disse a Giacobbe: sei tu mio fratello”
In Genesi 27,37 è scritto: ”Isacco rispose e disse a Esaù: ecco, io l’ho costituito signore tuo e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli.” (Giacobbe ed Esaù erano gemelli e non avevano fratelli. E’ evidente, pertanto, che le parole si riferiscono ai parenti più prossimi).
Genesi 29,15 “Labano disse a Giacobbe: sei tu mio fratello” (erano suocero e genero)
Tob 4,13: “Ama, o figlio, i tuoi fratelli” (N. B.: Tobia non ha fratelli !)
Attenzione. Come tutti sappiamo Giacobbe ed Esaù erano gemelli enon avevano fratelli; pertanto le parole di Isacco si riferiscono ai parenti più prossimi. Ancora, in Giudici 16,31 leggiamo: ”I suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via” Questo versetto si riferisce alla morte di Sansone. Ma Sansone era figlio unico; nacque per intervento divino da una donna sterile.
Sia nell’A.T. che nel Nuovo, spesso, quando si vuole indicare che il vocabolo fratello oppure figlio sono utilizzati nel vero significato della loro accezione, vengono rafforzati con SUO, PROPRIO, ecc.
Deuteronomio 27,22 ammonisce: ”Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre”. In Giovanni 1,41 si precisa dell’apostolo Andrea che prima ”Questi trovò il PROPRIO fratello Simone e gli disse…” In Genesi 43,29: ”Quando egli alzò gli occhi e vide Beniamino suo fratello, figlio di sua madre”. Salmo 69,9 ”Miei fratelli… figli di mia madre”
E’ dimostrazione lampante che la parola fratello aveva valenza anche di cugini o parenti prossimi: leggiamo 1°Cronache 15,5: ”Uriel il capo e i suoi fratelli, 120”; ed ancora 1°Cronache 9,6: ”E dei figli di Zera, Ieuel e 690 loro fratelli”; 1°Cronache 9,9 ”E i loro fratelli, secondo i loro discendenti, furono 956” 1°Cronache 9,13: ”E i loro FRATELLI, capi della casa dei loro antenati, 1.760 uomini potenti e abili…” E da ultimo è importante citare Esdra 2,35 “figli di Senaa: 3.630” !!!
A questo punto ci sarebbe da chiedersi come avrà fatto la madre di 3.630 uomini (evidentemente senza parlare delle figlie) …
ANCORA UN CHIARIMENTO: Mt 1,25: “Giuseppe non conobbe Maria FINCHE’ ella generò un figlio ed egli lo chiamò Gesù.”
La frase greca parla di una castità dei due sposi “finché” Maria diede alla luce un figlio. Ora in
italiano quando si dice che una cosa non succede “fino a” un certo tempo, non autorizza a supporre che abbia luogo dopo.
In greco e nelle lingue semitiche con quella formula si vuole mettere l’accento solo su ciò che avviene fino alla scadenza di quel “finché…”:
Non leggiamo mai nei vangeli “Maria e i suoi figli”, neanche nel Cenacolo, ma sempre “i fratelli di lui” (At 1,14)
Vi sono molti esempi nella Bibbia che documentano come il “finché” dice cosa è avvenuto fino a quel momento, ma non rivela nulla del dopo.
Gen 8,22: “Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno”
Mt 16,28: In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno>>.
Dt 12,1: “…paese che il Signore, Dio dei tuoi padri, ti darà perché tu lo possegga finché vivrete sulla Terra.”
2° Sam 6,23: “Micol, figlia di Saul, non ebbe nessun figlio fino al giorno della sua morte.” Ne ebbe dopo?
Sal 72,7: Abbonderà la pace finché non si spenga la luna
NULLA CI AUTORIZZA AD INVENTARE COSA ACCADE DOPO IL “FINCHE’ “
Nella Bibbia, la lingua ebraica appare povera di vocaboli (basta paragonare i suoi meno di 5.000 vocaboli, con l’italiano degli attuali dizionari che di vocaboli ne presentano oltre 38.000!) Sembra logico quindi che ogni singolo vocabolo ebraico possa avere più significati o sinonimi.
In particolare, il termine Ach, fratello, veniva attribuito indistintamente a persone imparentate tra loro: nella cultura dell’epoca, infatti, tale termine veniva usato per indicare i vari membri dello stesso ‘clan familiare’, consanguinei, legati da vincoli di parentela anche diversi.
Gli evangelisti, di cultura ebraica, e quindi abituati all’uso del termine Ach, fratello, nei loro scritti in greco, hanno traslitterato secondo la loro cultura certe parole ebraiche e, tra esse, il termine “Ach” in adelfos, usandolo anche per i parenti di Gesù.
Infatti, in queste occasioni, parlando dei cosiddetti ‘fratelli di Gesù’, viene sempre e soltanto usato il vocabolo ‘adelfos’ (fratelli) e mai, ad esempio ‘anepsios’ (cugini) come avrebbero potuto indicare se non fossero stati condizionati dalla loro cultura ebraica.