Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10)
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
MEDITAZIONE
L’annuncio del Mistero
Questo racconto segue il primo annuncio della passione del Signore : la condizione umana del portare la croce dietro Lui… Nonostante la predicazione potente di Gesù, i suoi miracoli, i suoi esorcismi, i discepoli si trovano ad ascoltare – prima della trasfigurazione – un triste epilogo e una triste missione: Cristo morirà in croce e tutti dobbiamo prendere la nostra croce… <<In Gesù non vi sono tracce dell’uomo “riuscito”, dell’uomo che ha realizzato se stesso. Nessuna delle sue azioni lascia intravedere l’idea di trionfo, della vittoria. Gesù è un dissidente dal potere… non abbiamo bisogno di apparire come superuomini per essere gradi a Dio>> (Battista Borsato, Etica dell’imperfezione, EDB, 2019). Parole di un destino che sembra luttuoso per lui e amaro per noi.
Ma dopo queste parole di annuncio della Passione e morte di Gesù e, dopo aver annunciato, che portare il peso della croce fa raggiungere la salvezza, in questo racconto Gesù rivela la sua natura divina e annuncia la resurrezione! Porta i discepoli con se ….
<<È il racconto della Trasfigurazione del Signore. Una pagina della storia di Cristo, tra le più belle, splendide e misteriose. Gesù, di notte, su di una montagna, all’aria aperta, forse durante la primavera, con tre suoi Discepoli: Pietro, Giovanni e Giacomo. Mentre questi, stanchi per l’ascesa, sostano a riposare sull’erba, Gesù si allontana alquanto per attendere alla preghiera, come sempre faceva durante le ore notturne: «Erat pernoctans in oratione Dei», ci ricorda San Luca>> (Paolo VI, commento al Vangelo della Trasfigurazione, Roma, Febbraio 1967).
La Preghiera
La salita montanara ed il sonno dei discepoli ci chiarifica bene quanto sia faticoso pregare; ma quando si sale in montagna, più si fatica, più si aprono scenari di visuali stupende e si dischiudono nella nostra interiorità nuove forze di noi stessi che non conoscevamo. Veramente la preghiera, questo sentiero in salita come un sentiero di montagna, può cambiarci la vita, può farci vedere le cose diversamente, sotto un’altra luce, trasfigurate.
Nella notte della stanchezza i discepoli, portati da Gesù lassù, lo vedono pregare e nella preghiera si auto rivela… La preghiera vera ha sempre questa capacità, di rivelarci Dio e noi stessi! In Gesù che prega, la sua divinità: diventa visibile nella luminosità, la morte di cui si parlava non prevarrà perché, il corpo che ora mostra, è il corpo del risorto seppur ancora in vita. Mose’ ed Elia appaiono proprio per annunciare il superamento della morte nell’ “Esodo” di Gesù e, anche confermano, che Gesù è il Messia tanto atteso dal popolo ebraico: tutta la legge ed i profeti, tutto l’Antico Testamento si rifà a Lui, è preparazione a Lui, è profezia di Lui!
<<Il destino di Gesù che si manifesta nella trasfigurazione, illumina – dice ancora Paolo VI – il nostro destino per divenire come il Figlio di Dio: risorti. Dentro, noi mortali. Abbiamo la morte, ma anche la resurrezione>>.
Pregare, San Pietro lo ha compreso con gioia, pregare veramente, insieme e da soli, è: quel momento, quel tempo che vola, quel periodo in cui riposi contemplando il mistero dell’amore di Dio, quel tempo che vorresti non passasse più, come per Pietro che vuole fare delle tende per quanto quel tempo è stato bello! Il destino, parola irriverente per chi crede, può essere modificato da noi, accettato come croce, trasfigurato come risorti in Cristo risorto… Ma la trasfigurazione ci chiama ad un cambiamento interiore, ci chiama ad uscire dalla precarietà del non trovare il tempo e lo spazio per pregare e gustare l’amore di Dio che si esprime anche nella comunità…
Questo racconto ci aiuta, ci sprona e ci insegna a pregare. Come i discepoli hanno avuto paura della nube, che dall’antico testamento rappresenta la presenza di Dio, spesso abbiamo paura di incontrare veramente il Signore, di fare il salto nella grazia di Dio. La nube ci parla, sotto la nube siamo coperti da Dio, dalla sua presenza; Dio ci copre, ci dona uno stato di grazia, ci dona lo Spirito santo. Abbiamo un po’ perso di vista lo stato di grazia come momento soprannaturale come se fosse magia… Ma la preghiera vera, il reale rapporto con Dio, ha dei momenti di esperienza soprannaturale nello Spirito santo!
La Contemplazione
Cosa può portarci a questo stato interiore di contemplazione? Ce lo dice Dio Padre su questo Vangelo: ipsum audite, ascoltate Lui! L’ascolto è faticoso come salire in montagna, porterà a vette eccezionali dello Spirito. Solo un rapporto continuo con la Parola di Dio, ascoltata e meditata, ci fa entrare in questa confidenza con Cristo, ci annuncia la morte ma anche la resurrezione, trasfigura la nostra vita anche il peccato e, ci apre alla contemplazione; dal latino contemplāri, significa “attrarre qualcosa nel proprio orizzonte, osservare“ . La Parola di Dio ci può aprire alla contemplazione, sta a noi renderci disponibili all’ascolto contemplativo della Parola di Dio, quando, prima di leggerla, così prego: <<prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi il tuo amore e la tua grazia; questo mi basta>> (santi’Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, quarta settimana). Lasciamoci prendere dalla chiamata di Dio Padre che ci invita all’ascolto della Parola del Figlio suo, lasciamoci prendere da Gesù Cristo che ci chiama a seguirlo ed a condividere la sua stessa missione, lasciamoci prendere dallo Spirito santo che ci chiama e ci “rapisce” nell’amore…!