Parrocchia san Tommaso apostolo
Settore Sud – Prefettura XXVII – 10º Municipio – Infernetto | |
LA STORIA DELLA COSTITUZIONE DELLA PARROCCHIA
Non si può dire, che non stoni l’accostamento del Santo con il nome del quartiere che deriva dalla circostanza che, come recita la scheda del XIII Municipio sul proprio sito internet, “in passato, prima della bonifica delle paludi, esistevano in questa zona sporadici insediamenti abitativi, costituiti da gruppi di capanne di legno e frasche, utilizzate nella stagione invernale da boscaioli, cacciatori e soprattutto da carbonai. Gran parte del fabbisogno di carbone, che a quei tempi costituiva una delle maggiori fonti di energia, veniva infatti soddisfatto da un numero non trascurabile di carbonaie attivate in quell’area per la disponibilità della legna e dell’acqua necessarie.Le carbonaie, ricordiamo, venivano realizzate formando una catasta di legna di circa tre metri d’altezza, che veniva poi coperta con uno strato di terra di trenta, quaranta centimetri. La catasta terminava con un foro in cui veniva inserito un tubo che aveva la funzione di camino sfiatatoio. La combustione era rallentata da continue irrorazioni d’acqua ed il processo di produzione di carbone durava circa otto giorni. Si tramanda che il nome Infernetto sia stato dato a questa zona proprio per i fumi delle carbonaie che si potevano vedere da tutta la città.”
Ma nel 1964, quando venne costituita la Parrocchia, evidentemente quella dissonanza dava fastidio e nella bolla di costituzione firmata dal Cardinale Micara, Vicario Generale della Diocesi diRoma,
(era Pontefice Paolo VI ma già Giovanni XXIII si era preoccupato di istituire una Parrocchia nella zona, nel territorio così periferico, tanto rispetto a Roma quanto rispetto a Ostia) figurava come denominazione del territorio, “Castel Fusano”, forse un po’ impropriamente. Nel momento in cui scriviamo c’è un’intenzione in fieri di raccogliere un numero di firme sufficiente per dare un’altra denominazione al quartiere, preferibilmente “Castel Porziano” essendo il viale omonimo l’asse portante di tutta la zona.
La circostanza della costituzione ce la siamo fatta raccontare da don Mellito Papi che fu il primo Parroco designato, un po’ “obtorto collo”, dal predetto Card. Micara e si trovò a fare da parroco in una landa desolata.
L’Infernetto (o Castelfusano) avrebbe potuto non essere una landa desolata se soltanto fosse andato in porto il progetto che nel 1888 firmarono il cav. Carocci,l’ing. Prof. Muratori e il dott. Siciliani per la costruzione di una ferrovia che collegasse Roma Ostiense alla zona dell’antica città di Laurento, con un percorso che, dopo aver affiancato la via Ostiense piegasse a sud est all’altezza di Malafede e facesse una fermata all’Infernetto (quindi il toponimo era già in uso) per terminare a Laurento. Questa era l’antica città del Lazio, forse il luogo dove sbarcò Enea e dove prese in moglie Lavinia, figlia del re del Lazio di allora. Gli scavi dovrebbero aver trovato il luogo fra la “cosiddetta” villa di Plinio, all’interno della pineta di Castel Fusano, e la tenuta di Castel Porziano. L’intento della suddetta ferrovia era proprio quello di valorizzare il sito archeologico e fornire poi una linea di trasporto anche per la tenuta reale di Castel Porziano.
Veramente, già dagli anni precedenti (il terreno per la Parrocchia era stato acquistato nel 1954 dalla Pontificia Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove chiese in Roma) veniva nella zona un frate francescano a dire messa ai pochissimi abitanti del momento (come ricorda Giuseppe Crispoldi, che era in loco da subito dopo la guerra, dal 1949) pur in una superficie enorme perché,oltre all’Infernetto, la costituenda Parrocchia comprendeva anche Casal Palocco e l’attuale AXA. Infatti don Mellito, che aveva cominciato a “presidiare” la parrocchia già dal 1962, inviato dal suo Ordine, essendo monaco benedettino, doveva coprire tutto quel territorio officiando a Casal Palocco, in una baracca nel terreno ove adesso insiste S. Timoteo ed in un’altra cappella dov’è ora S. Tommaso. La chiesa vera e propria di S. Tommaso, come ricorda ancora Giuseppe, era già cominciata ad essere costruita dal 1955, con diverse traversie, data la provvisorietà dei manufatti; addirittura alcune nevicate dell’inverno 1955-56 fecero cadere parte delle pareti in costruzione con la vecchia tecnica a sacco. La prima costruzione della chiesa aveva il tetto a capriate in legno, più tardi sostituito dall’attuale copertura. Poi, con la crescita del comprensorio di Casal Palocco, la Parrocchia di S.Tommaso si ridusse al solo Infernetto essendo stata costituita S. Timoteo. Comunque sembra che le difficoltà logistiche dell’esercitare in questa Parrocchia abbia fortificato la fibra dell’anziano Parroco don Mellito che oggi, nella sua quiete pensionistica, può vantare un record di 91 anni.
I fatti su citati li ricorda anche Antonio Toppi, oggi 81enne, che in quegli anni, ancor prima che arrivasse don Mellito, faceva il sorvegliante di alcuni fabbricati o baracche appartenenti alle tenute agricole della zona. Che era peraltro quasi completamente disabitata e priva di servizi,(l’energia elettrica, dice Giuseppe, arrivò nel 1965, l’acqua dell’ACEA addirittura nel 1980) non essendoci più nemmeno i carbonai che le avevano lasciato l’eredità di quel nome singolare. Anche Mirella Lucarini, che da anni segue i ragazzi della Parrocchia come catechista, ricorda quando, sposina giovanissima si trovò tutt’ad un tratto a fare la pioniera in zona spesso anche nell’impossibilità di frequentare la Chiesa che, nei primi tempi, era sovente chiusa per gli spostamenti obbligati di don Mellito.
La Chiesa di S.Tommaso Apostolo nel 1964
Il testo della Bolla di erezione della Parrocchia di San Tommaso Apostolo:
CLEMENTE, per misericordia divina, vescovo di Velletri di S.R.E. Cardinale MICARA di S.S. Signore nostro Papa, Vicario generale, Giudice ordinario di Santa Romana Curia e del suo distretto.
Il nostro santissimo Paolo, per Divina Provvidenza Papa VI, stabilito di erigere una nuova Parrocchia nel territorio suburbano detto “CastelFusano” per provvedere efficacemente alla cura delle anime quivi residenti, non esistendo nulla in contrario, che si provveda alla erezione della medesima chiesa parrocchiale. La Pontificia Opera per la preservazione della Fede ha infatti pensato a costruire nella detta località un tempio con adatta abitazione parrocchiale. Ottenuta pertanto speciale facoltà dal medesimo Ss.mo Signore Nostro,avuto il consenso di chi potrebbe avanzare diritti,come le parrocchie di Regina Pacis al Lido d’Ostia e di S.Giorgio Martire, località Palocco(Villaggio Giuliano), dalle quali viene distaccato il territorio con decreto da definirsi per costituire una nuova parrocchia dedicata a S.TOMMASO APOSTOLO,che affidiamo ai sacerdoti della Congregazjone Silvestrina O.S.B. alle dipendenze della Santa Sede Apostolica.A questa parrocchia e ai suoi ministri pro tempore vengono concessi gli stessi diritti e privilegi di cui godono tutte le parrocchie dell’Urbe e i rettori delle medesime A questi imponiamo le obbligazioni e i doveri di tutte le altre chiese. Viene imposto un particolare obbligo che il parroco abbia almeno due collaboratori, i quali siano di valido aiuto al parroco nelle attività parrocchiali.Per le spese della nuova parrocchia, del parroco e collaboratori sarà assegnata la “congrua” secondo l’usanza.Viene stabilito poi che questa nuova parrocchia appartenga alla XV Prefettura.
Datum Romae,Vicariati Sede die 19 Februarii 1964 Cardinale Clemente MICARA
I PARROCI SUCCESSIVI
A don Mellito, nel 1976, successe don Romano Esposito, parroco fino al 1984 quando lasciò il posto al quasi omonimo don Romano Avvantaggiato che rimase in parrocchia fino al 1987. E allora venne don Plinio Poncina che è rimasto per quasi sedici anni riuscendo ad imprimere un nuovo volto alla Parrocchia, sia dal punto di vista spirituale sia da quello organizzativo; molte cose sono sorte con lui per il suo proverbiale e rinomato appoggio dalla Divina Provvidenza, nell’intraprendere iniziative che avrebbero fatto tremare le vene e i polsi a chiunque non fosse dotato da una incrollabile fede, appunto, nell’aiuto divino. E un po’ anche in quello dei parrocchiani perché quando, a metà anni ’90, si mise in testa di costruire l’Oratorio, uno strumento necessario per la vita della Parrocchia, già in notevole sviluppo, furono i Parrocchiani che mese per mese, alcuni anche con impegni calendarizzati, riuscirono a coprire le spese per il completamento dell’opera.
LA VISITA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
“Non ci credeva nessuno – dice ancora Mirella Lucarini – salvo, ovviamente don Plinio, che il Papa sarebbe venuto a trovare la Parrocchia così periferica anche rispetto alla periferia romana. E, invece, dopo mesi di preparativi in cui i parrocchiani si erano scatenati per rendere la chiesetta più bella possibile, il 3 dicembre 1989 il Papa Giovanni Paolo II è venuto davvero, passando una domenica pomeriggio con noi, accolto dal Cardinale Vicario Ugo Poletti, dal Vescovo Ausiliare del settore Sud, Clemente Riva oltre che dall’ospite, il Parroco don Plinio. Andò tutto benissimo, a parte una tramontana gelida che fece dire al Santo Padre che la visita successiva sarebbe stato meglio organizzarla d’estate”. L’Osservatore Romano pubblicò poi, come di costume per le visite pastorali del Papa, un
supplemento speciale con il resoconto della visita in cui, vogliamo registrare l’annotazione curiosa, la zona di riferimento
viene sempre indicata coma Castel Fusano. (D’altro canto anche al Catasto, sull’atto d’acquisto del terreno, era precisata la zona come Castelfusano, Macchia del Guerrino – vocabolo Infernetto). Un evento da ricordare nell’occasione fu il matrimonio celebrato dal Papa per otto coppie che già erano unite con il matrimonio civile e che nell’occasione regolarizzarono la loro posizione nel seno della Chiesa. Rivolgendosi ai parrocchiani il Papa si riferì ai tempi di quando “ ero vice parroco, più giovane del vostro parroco attuale. Nella parrocchia in cui mi trovavo ho imparato che la parte migliore della parrocchia sono sempre i confini, quanti vivono più lontani dal centro…Vi auguro una buona visita del Papa…Cosa vuol dire buona visita? Vuol dire incontrarsi, sentirsi vicini, sentirsi amici. Ma questo, nella Chiesa, vuol dire sempre incontrarsi con Cristo…”
Anche le dimensioni della chiesa furono oggetto di attenzione del Papa che disse “ho trovato una piccola chiesa … e ho trovato i cuori aperti e molto vasti, molto abbondanti delle diverse esperienze, dei sentimenti, dei diversi desideri del bene”… e rivolgendosi ai bambini concluse “ Auguro a tutti i parrocchiani, e specialmente a voi piccoli, questo dono, il dono di un cuore ricco”.
Nell’omelia dell’Eucaristia il Papa aveva detto, in particolare: < molti…, che pure si professano cristiani,vivono in una sorta di torpore e nella mediocrità. Spesso la loro vita morale è in contrasto con la fede, che pure dicono di avere; non pochi limitano la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa ad una pratica religiosa saltuaria, fatta solo di appuntamenti religiosi di circostanza; rifuggono da precise responsabilità, accontentandosi di delegare ad altri la missione evangelizzatrice propria di ciascun membro attivo della comunità ecclesiale. A tutti costoro voglio ripetere l’appello che S. Paolo rivolgeva ai primi fedeli della Chiesa di Roma…”Fratelli, è ormai tempo di svegliarsi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce (Rm 13, 11-12)>
L’Oratorio
Nel 1992/93 si cominciò a progettare, da parte dell’ing. Giorgio Cortesi, un “edificio religioso per attività, incontro, riunione e sede di comunità religiosa”, quello, cioè, che è il nostro attuale Oratorio ma l’iniziativa dovette attendere un bel po’ prima di vedere l’avvio; problemi di carattere burocratico, di concessioni edilizie in quegli anni piuttosto difficili, ma, finalmente, con alcune piccole modifiche apportate dall’ing. Lionello Lupi, il lavoro ebbe l’autorizzazione nel 1997 e nel corso del1998 divenne agibile. E’ diventato quindi l’unico punto di riferimento del quartiere per l’aggregazione e la crescita spirituale di ragazzi, giovani e meno giovani, il punto dove la vita parrocchiale vede il suo quotidiano sviluppo per iniziative comuni ed attività portate avanti con spirito ecumenico.
La nuova chiesa di S. Maria dei Pellegrini e S. Aristide
Anche se, rispetto all’epoca della costituzione, il territorio della Parrocchia si era molto ridotto, per far nascere le Parrocchie di S. Timoteo e S. Melania Juniore nonché, sulla carta, anche quella di S. Guglielmo, in quanto a superficie resta uno dei territori più estesi della Diocesi di Roma; non bastasse questo negli ultimi anni il quartiere Infernetto è stato portato a quadruplicare – se basta – le proprie anime passando da circa 4.000 residenti a circa ventimila. Allora verso la fine degli anni ’80, oltre all’impresa dell’Oratorio, don Plinio trovò il modo di accollarsi un altro compito, non certo tra i più leggeri; e, nell’area dove già da anni funzionava la “Chiesa all’aperto”, che molti romani nelle serate estive avevano scoperto per ascoltare la Messa al ritorno dal mare e molte coppie avevano scelto per la celebrazione del matrimonio nei periodi di bel tempo, cominciò la costruzione della nuova chiesetta. Che doveva essere qualcosa di poco più di una semplice cappella, che riparasse i fedeli dalle sorprese meteorologiche, ma poi, come ci disse Franco D’Avello, architetto e parrocchiano, che è stato il progettista ed il direttore dei lavori “dalla iniziale cappella si è mano a mano maturata l’idea che avesse poi, in considerazione dell’Anno Santo che era alle porte, anche una piccola struttura ricettiva per ospitare pellegrini. Così si è pensato all’intitolazione a S. Maria dei Pellegrini, aggiungendo un corpo al fabbricato con quattro camere con servizi autonomi ed un locale cucina-refettorio in comune, con la possibilità perciò di ospitare, al piano superiore, anche quattro famiglie. Nel piano terra, oltre alla chiesa, ci sono la sagrestia, l’ufficio parrocchiale ed altri ambienti accessori. La caratteristica della costruzione è quella soprattutto di sposarsi bene con l’ambiente, con semplicità e razionalità, che non impedisce però al complesso la sua necessaria ispirazione allo spirituale. Per questo gli interni sono stati disegnati dall’arch. Miccò che ha anche dato indicazioni sull’utilizzo di materiali più appropriati per un luogo di culto contemporaneamente moderno e tradizionale.” La chiesetta è stata poi codedicata a S. Aristide che fu una figura molto importante al tempo dei primi cristiani; ebbe il coraggio di inviare una lettera all’imperatore Antonino Pio in difesa dei cristiani, che in quel periodo, 140 d.C., erano perseguitati e mandati al martirio,che poi subì lo stesso Aristide; che per questo è stato inserito nel gruppo degli Apologeti o Apologisti.
Il pellegrinaggio in Terra Santa
Nel novembre 1996 un gruppo di parrocchiani, guidato da don Plinio, partecipò al pellegrinaggio diocesano in Terra Santa dove i momenti rimasti più impressi furono l’Eucaristia celebrata dal Card. Ruini nel deserto, il rinnovo delle promesse battesimali sul Giordano, l’incontro con il Patriarca di Gerusalemme e tutte le celebrazioni sui luoghi della Nascita e la Morte di Gesù.
Il rinnovo del battesimo al Giordano dei parrocchiani con don Plinio
I MISSIONARI DELLA PARROCCHIA
Abbiamo di che essere lieti per l’opera che, partendo dalla nostra Parrocchia, alcune persone eccezionali svolgono con espressioni di carità portate a livelli eccelsi, come quelle descritte nei resoconti apparsi sui giornalini parrocchiali degli anni passati e tuttora in essere.
dal giornalino parrocchiale n.2 – dic.2001
UNA PARROCCHIANA DI S.TOMMASO E’ LA DONNA DELL’ANNO 2001
La dottoressa Chiara Castellani, missionaria laica, ginecologa, trascorre la sua vita in Congo, tra infinite difficoltà, anche fisiche, per aiutare le donne che in quel tipo di società sono maltrattate e considerate alla stregua di oggetto.
La giuria del Premio internazionale “Donna dell’anno”, promosso dalla Regione Valle d’ Aosta sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, dopo aver selezionato tre finaliste su 22 candidate, ha riconosciuto la dottoressa Castellani la più meritevole.
Noi l’abbiamo vista anche di recente partecipare alle messe parrocchiali ed intervenire per chiedere tutti i possibili aiuti per la sua insostituibile attività. II quotidiano “Avvenire” del 5 dicembre, nel dare notizia del premio, fa anche una breve storia della vita di Chiara: ” a sette anni decisi di fare il medico per aiutare i poveri ” e, quella che poteva sembrare una fantasia di bambina, si rivelò invece un programma di vita. La laurea conseguita con il massimo dei voti presso I ‘Università Cattolica di Roma, con specializzazione in ginecologia, viene utilizzata, quando lascia la fami-
glia e parte per il Nicaragua a 27 anni, per aiutare le donne bisognose nelle zone di guerra di quel
paese centroamericano e le lettere che inviava in Italia da quell ‘ esperienza sono state raccolte in un volume, “Carissimi tutti”, pieno di episodi affrontati con mezzi sempre limitati.
Nell’89, rientrata in Italia, può lavorare con le Nazioni Unite, proprio per le competenze acquisite, ma preferisce andare fra la gente, fra la povera gente del Congo dove affronta anche una personale tragica esperienza, la perdita del braccio destro in seguito ad un incidente stradale; per una ginecologa sembrerebbe una menomazione determinante, invece lei non lascia, impara a muoversi con la sinistra e prosegue il lavoro in una zona grande come un quarto dell’Italia, e di cui è responsabile, dove le incubatrici per i piccoli prematuri sono costituite da semplici coperte.
Prima di questo premio aveva già avuto importantissimi riconoscimenti che a lei occorrono soprattutto per poter rappresentare le difficoltà che si incontrano in zone ove la gente è sottoposta a guerre che non vuole e dove la guerra stessa annulla i possibili stanziamenti per la sanità, dando la precedenza a spese militari o per interessi particolari. Il Presidente della Repubblica l’aveva nominata “Alto Ufficiale della Repubblica” per i suoi più che notevoli meriti all ‘ estero. (G.)
dal giornalino parrocchiale n.4 – Marzo 2002
Da S. Tommaso, missionari laici in Costa d’Avorio
Forse non tutti sanno che la nostra Parrocchia ha anche dei propri missionari: Si, una coppia di nostri fratelli, Evaristo e Marina, è partita da alcuni giorni per la Costa D’Avorio.
Una famiglia come tante altre, due figli e molti nipoti, con alle spalle la scelta del Cammino Neo- catecumenale; Una famiglia come tante altre, ma che ha messo Dio al primo posto. Hanno sentito la chiamata ed hanno risposto: SI! Hanno risposto si, senza curarsi del dopo, senza costruire un program- ma di vita per il futuro e sul quale fare affidamento. Non hanno programmato le sicurezze del domani: hanno risposto semplicemente: si.
Evaristo, ben conosciuto nell’ambito parrocchiale, è una persona che ha sempre lavorato senza troppo preoccuparsi del suo cuore malandato, senza risparmiarsi impegni e fatiche. Marina, professoressa di lettere, un carattere riservato ma gioviale, anche lei ben apprezzata in Parrocchia, ottima disegnatrice e pittrice. Ebbene, questi due nostri fratelli, ormai non più giovanissimi, hanno deciso di recarsi in un Paese sconosciuto, affrontando non solo un viaggio aereo non proprio esaltante, ma anche un viaggio di oltre 600 chilometri in autobus su strade che non certo ricordano la levigatezza del bigliardo, per giungere alla destinazione loro assegnata.Certo, non molti di noi avrebbero fatto questa scelta non scevra di pericoli. Evaristo e Marina sono andati scientemente incontro a disagi reali, al caldo, all’ acqua non sempre potabile, alle zanzare ed agli altri insetti non sempre gradevoli, all’ accoglienza a volte ostile di quanti li possono considerare intrusi. Ma loro sono partiti fidando nell’ aiuto del Signore che, noi ci auguriamo e preghiamo, rimanga sempre loro accanto soprattutto nei momenti di nostalgia, di difficoltà o di pericolo.
Evaristo e Marina, una coppia cristiana che ha abbandonato la propria famiglia e la propria casa, che ha abbandonato le proprie sicurezze per mettere Dio al primo posto.
Enzo Pizzo
Il parroco DON ANTONIO
Ad Agosto 2002 è arrivato don Antonio d’Errico, giovane di 36 anni, con esperienza di vice parroco ad Ostia. La consegna ufficiale della Parrocchia gli è stata fatta il 29 settembre successivo, da un Vescovo nominato da pochissimo, quasi proprio per l’occasione, Mons. Paolo Schiavon che fece così la sua prima uscita ufficiale nel Settore Sud di sua competenza. Di solito a Roma, a fine settembre, l’aria è mite e si comincia a sentire un fresco refrigerio dopo la calura estiva ma quel pomeriggio venne un freddo di tramontana per il quale chi non s’era cambiato d’abito e non ancora smesso quelli estivi dovette “battere le brocchette”, qualcuno disse che era lo stesso freddo di quando era venuto il Papa tredici anni prima. Ma l’accoglienza fu calda lo stesso, il piazzale dell’Oratorio era gremito, erano presenti anche i giovani della Parrocchia appena lasciata che venivano a salutare il loro Padre spirituale. Il messaggio che don Antonio indirizzò ai suoi nuovi parrocchiani era che <questo è anche il tempo di respirare tutto il bene che il mio predecessore, don Plinio, ha saputo mettere e operare fra voi… ora è il tempo di investire tutto quel tesoro di “bene” che don Plinio a larghe mani vi ha donato e questo esclusivamente per la crescita e la vita di questa comunità parrocchiale…Non ho grandi programmi pastorali ora da sottoporvi …semplicemente perché il programma già c’è ed è Cristo! Tutto ciò che sarà possibile fare per conoscerlo ed amarlo di più sarà certamente mio interesse proporlo a voi…>
Il pellegrinaggio a S. Giovanni Rotondo
E’ stato suggestivo e raccolto, pur nella completa letizia di una comunità che trascorreva due giorni completi in inconsueta compagnia, l pellegrinaggio parrocchiale – circa 90 persone con don Antonio e don Umberto come accompagnatori – sulla tomba di S. Pio da Petrelcina e alla Basilica di S. Michele Arcangelo. Al ritorno si è trovato anche il tempo per una veloce visita alla Chiesa del Miracolo Eucaristico a Lanciano.
I parrocchiani in pellegrinaggio a S.Giovanni Rotondo
Festa grande per il Santo Patrono
Il 5 e il 6 luglio 2003 è stata realizzata per la prima volta una grande festa del quartiere, presso la Parrocchia e nel piazzale dell’Oratorio, ed i residenti si sono riuniti, dopo la messa vespertina delle 19, il sabato 5 con un intrattenimento gastronomico e con una “serata insieme”, con canti, balli, scenette teatrali, poesie ed altro e la domenica 6, oltre alla processione presieduta dal Vescovo, mons. Paolo Schiavon, con tanto di banda musicale, per godere uno spettacolo teatrale con la Maschera di Napoli “stasera pazziamm cu’e stelle e cu…”. La festa si è conclusa con una davvero inconsueta parata di fuochi pirotecnici.
I vice Parroci
Don Umberto Sapia
Don Riccardo Pirela
La visita di Papa Francesco
VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA “SAN TOMMASO APOSTOLO” ALL’INFERNETTO, 16.02.2014
Questo pomeriggio il Santo Padre Francesco si è recato in visita pastorale alla Parrocchia “San Tommaso Apostolo” all’Infernetto, nel settore sud della diocesi di Roma.
Al suo arrivo, intorno alle ore 16, il Papa ha incontrato i bambini della Prima Comunione e della Cresima, ha salutato i fedeli nel cortile antistante la Parrocchia, poi i bambini battezzati negli ultimi mesi con i loro genitori, gli anziani, gli ammalati e infine l’Associazione di famiglie con figli disabili. Quindi ha confessato alcuni penitenti.
Poi il Santo Padre ha presieduto la celebrazione della Santa Messa, al termine della quale, prima di rientrare in Vaticano, ha salutato i familiari dei sacerdoti e ha incontrato il Consiglio pastorale parrocchiale.
Di seguito riportiamo la trascrizione dell’omelia che il Papa ha tenuto nel corso della Santa Messa, dopo la proclamazione del Vangelo:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
Una volta, i discepoli di Gesù mangiavano grano, perché avevano fame; ma era sabato, e il sabato non si poteva mangiare il grano. E lo prendevano, facevano così [strofina le mani] e mangiavano il grano. E [i farisei] hanno detto: “Ma guarda cosa fanno! Chi fa questo, va contro la legge e sporca l’anima, perché non compie la legge!”. E Gesù rispose: “Non sporca l’anima quello che noi prendiamo da fuori. Sporca l’anima quello che viene da dentro, dal tuo cuore”. E credo che ci farà bene, oggi, pensare non se la mia anima è pulita o sporca, ma pensare cosa c’è nel mio cuore, cosa ho dentro, che io so di avere e nessuno lo sa. Dire la verità a noi stessi: e questo non è facile! Perché noi sempre cerchiamo di coprirci quando vediamo qualcosa che non va bene dentro di noi, no? Che non venga fuori, no? Cosa c’è nel nostro cuore: c’è amore? Pensiamo: io amo i miei genitori, i miei figli, mia moglie, mio marito, la gente del quartiere, gli ammalati?… amo? C’è odio? Io odio qualcuno? Perché tante volte noi troviamo che c’è odio, no? “Io amo tutti tranne questo, questo e questa!”. Questo è odio, no? Che cosa c’è nel mio cuore, perdono? C’è un atteggiamento di perdono per quelli che mi hanno offeso, o c’è un atteggiamento di vendetta – “me la pagherai!”. Dobbiamo domandarci cosa c’è dentro, perché questo che è dentro viene fuori e fa il male, se è male; e se è buono, viene fuori e fa il bene. Ed è tanto bello dire la verità a noi stessi, e vergognarci quando ci troviamo in una situazione che non è come Dio la vuole, non è buona; quando il mio cuore è in una situazione di odio, di vendetta, tante situazioni peccaminose. Come è il mio cuore?…
Gesù diceva oggi, per esempio – darò soltanto un esempio: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”. Ma io vi dico, chiunque si adira con il proprio fratello, lo ha ucciso, nel suo cuore». E chiunque insulta suo fratello, lo uccide nel suo cuore, chiunque odia suo fratello, uccide suo fratello nel suo cuore; chiunque chiacchiera contro suo fratello, lo uccide nel suo cuore. Noi forse non ci accorgiamo di questo, e poi parliamo, “spediamo” all’uno e all’altro, sparliamo di questo e di quello… E questo è uccidere il fratello. Per questo è importante conoscere cosa c’è dentro di me, cosa succede nel mio cuore. Se uno capisce suo fratello, le persone, ama, perché perdona: capisce, perdona, è paziente… E’ amore o è odio? Dobbiamo, questo, conoscerlo bene. E chiedere al Signore due grazie. La prima: conoscere cosa c’è nel mio cuore, per non ingannarci, per non vivere ingannati. La seconda grazia: fare quel bene che è nel nostro cuore, e non fare il male che è nel nostro cuore. E su questo di “uccidere”, ricordare che le parole uccidono. Anche i cattivi desideri contro l’altro uccidono. Tante volte, quando sentiamo parlare le persone, parlare male di altri, sembra che il peccato di calunnia, il peccato della diffamazione siano stati tolti dal decalogo, e parlare male di una persona è peccato. E perché parlo male di una persona? Perché ho nel mio cuore odio, antipatia, non amore. Chiedere sempre questa grazia: conoscere cosa succede nel mio cuore, per fare sempre la scelta giusta, la scelta del bene. E che il Signore ci aiuti a volerci bene. E se io non posso volere bene a una persona, perché non posso? Pregare per questa persona, perché il Signore mi faccia volerle bene. E così andare avanti, ricordando che quello che sporca la nostra vita è ciò che di cattivo esce dal nostro cuore. E che il Signore ci aiuti.
Discorso ai bambini del catechismo della comunione
ed ai ragazzi del catechismo della cresima.
(Registrazione non revisionata dall’autorità competente)
«A Gesù si ama in questa maniera, in quella, in quell’altra e noi non riusciamo ad amarlo o non
sentiamo.
Io vi dirò un segreto per amare Gesù, un segreto.
Sentite bene: per amare Gesù bisogna lasciarsi amare da lui. Avete capito?
È lui che fa il lavoro, non noi. Lui ci ama per primo, lui ci aspetta per primo, lui ci cerca… a tutti noi!
Amare Gesù si incomincia lasciandosi amare da lui. Lo pratichiamo? Amare Gesù si incomincia
lasciandosi amare da lui. Come si comincia ad amare Gesù? Lasciandosi amare da lui. Ma lui ci
ama per primo? Sì! E quando io lo trovo, cosa vedo? Che lui mi ha trovato per primo, sempre primo.
Lui ci cerca, ci trova, ci ama… e così Gesù è sempre primo.
Amare Gesù è lasciarsi amare da lui. Un po’ più forte! Amare Gesù è lasciarsi amare da lui. E se
noi ci lasciamo amare da lui, mai mai sfuggiremo. Sempre saremo sicuri nel suo amore. Perché per
amare Gesù bisogna lasciarsi amare da lui. Non dimenticare, non dimenticare.
Perché la vita è difficile, dobbiamo fare tante cose ma amare Gesù significa farsi amare da lui.
Ecco! Grazie.».
Discorso al consiglio pastorale ed ai collaboratori.
(Registrazione non revisionata dall’autorità competente)
Enrico: Una perla preziosa da lasciarci, un modello che può consegnarci.
«Grazie per il lavoro vostro, perché il consiglio pastorale è importante. Il codice di diritto canonico parla di due consigli: quello degli affari economici e quello pastorale; il parroco deve avere i due, serve.
Perché aiutano lui a portare avanti la parrocchia. Il consiglio economico, perché si capisce, tanti problemi, le tasse, o questo…, gli stipendi, gli impiegati… ma tante cose che si portano avanti.
Il pastorale perché il parroco conosce la parrocchia, sempre. Ogni parroco conosce la parrocchia ma la gente della parrocchia conosce tante cose che non conosce il parroco ed ha tante idee per portare avanti l’apostolato che non ne ha il parroco.
È molto importante questo aiuto al parroco. Un parroco senza consiglio pastorale corre il rischio di portare la parrocchia avanti con uno stile clericalista e dobbiamo togliere il clericalismo dalla chiesa. Il clericalismo fa male! Non lascia crescere la parrocchia, non lascia crescere i laici.
Il clericalismo confonde la figura del parroco perché non si sa se è un prete, sacerdote o è un padrone di vita. Invece quando il parroco ha l’aiuto dei consigli, lui è il prete. Decide, certamente, perché lui ha il potere di decidere ma decide sentendo; si fa consigliare, sente, dialoga e questo è il vostro compito.
Questo non è democrazia, chiaro? Poiché noi finiremmo nell’altro… al contrario… è un po’ l’anarchia… no no. Non è democrazia il consiglio pastorale, ma è un aiuto grande al parroco perché possa portare avanti l’apostolato nella parrocchia. E questo è il vostro compito.
E ringraziate al Signore che voi avete un consiglio pastorale in questa parrocchia. Perché le parrocchie senza consiglio pastorale vanno fino a qui …. e si fermano lì …. e finiscono in questo atteggiamento clericalista che non aiuta nessuno. Vi ringrazio tanto ma c’è un altro problema.
Ho parlato del rapporto fra il consiglio pastorale ed il parroco, ma cosa dico dei rapporti fra i membri del consiglio pastorale? Sempre, sempre il diavolo mette la coda. Il diavolo non vuole l’unità della parrocchia. E sempre c’è il pericolo delle chiacchiere. Per me le chiacchiere sono il nemico numero uno dell’istituzione ecclesiale. Della parrocchia, dei collegi, di ogni istituzione… anche dei vescovati, anche della curia del papa! Perché il diavolo va e rompe l’unione, distrugge l’unione. E con la lingua, le gelosie, le cattiverie che noi tutti abbiamo dentro, e dire una cosa “ma ho visto questo che fa quello, quello…”. E incominciano le bugie… questo non va! Ecco, così ho detto che non può andare avanti bene. La parrocchia senza consiglio pastorale non può andare bene avanti una parrocchia dove nel consiglio pastorale… [fa il gesto della chiacchiera, ndr]
Ma si può chiacchierare in una maniera elegante “ma io non vorrei dirlo, però…”, tutti conosciamo queste cose… Per favore, niente chiacchiere! È l’unica maniera per difendere la parrocchia, difendere l’unità della parrocchia. Ma è sicuro che a uno di voi non piace quello che fa l’altro come piace all’altro. Sentite, ditelo e poi zzz [bocca chiusa]. Ma soltanto alla persona o al parroco, ma non fra voi.
Fra voi soltanto parlate solo in riunione e dite quello che sentite, anche se è necessario dire una cosa contro di uno o di una che è presente “io non sono d’accordo con te per questo…”, ma dirlo in faccia. Ma non da dietro perché le chiacchiere distruggono l’unità della chiesa e dobbiamo difenderci da questo.
Consiglio pastorale per aiutare il parroco perché la parrocchia possa andare avanti bene e consiglio pastorale unito per aiutare la parrocchia. Vi chiedo questo e avanti! E vi ringrazio del lavoro di aiuto al parroco. E adesso vi do la benedizione.
Preghiamo la Madonna perché ci aiuti. La Madonna mai ha chiacchierato, che bel modello… pensiamo a questo! Ave Maria…
Per favore, pregate per me e grazie tante perché ho trovato una parrocchia viva!».
Saluto del Parroco al termine della Messa
Santità, carissimo Papa Francesco
con riconoscenza, con una certa trepidazione e con gioia grande, al termine di questa celebrazione eucaristica, “momento privilegiato” per il nostro “costituirci famiglia” dei discepoli del Crocifisso-Risorto e testimoni della Sua misericordia, desidero, a nome di tutta quanta la comunità parrocchiale, esprimerLe il nostro più vivo e filiale ringraziamento per il dono grande ed immeritato della Sua presenza in mezzo a noi.
Grazie, Santità, per esser venuto tra le nostre case; grazie per esser venuto a condividere un tratto del nostro cammino alla sequela dell’unico Maestro e Signore; grazie per esser venuto, fedele al mandato ricevuto dall’Apostolo Pietro, per confermare i fratelli nella fede (cfr. Lc 22, 32), con la parola e con l’esempio.
Questa comunità, che oggi, alla presenza del Vescovo di Roma, inaugura il proprio Anno Giubilare, in occasione del Cinquantesimo Anniversario della sua erezione a parrocchia, percepisce come necessario ed urgente il bisogno di essere confermata nella fede, per poter crescere nella comunione, nell’accoglienza e nel servizio reciproco, in virtù della propria identità di battezzati e di redenti dal sacrificio di Cristo, ed in vista del proprio impegno missionario, in dialogo col mondo e con la società del nostro tempo, con le sue sfide e le sue speranze.
Oggi in particolare, con la Sua presenza, abbiamo avuto la gioia di sperimentare quella che normalmente chiamiamo la sollecitudine pastorale del Vescovo per il proprio popolo. E questo ci incoraggia!
È proprio vero: noi siamo il suo popolo, santità, quello al quale Lei ha guardato da quella loggia della Basilica di San Pietro il giorno della sua elezione a Vescovo di Roma e al quale ha chiesto di compiere un «cammino di fratellanza, di amore e di fiducia» (cfr. Benedizione Apostolica Urbi et Orbi del 13 marzo 2013). E questo, Santità, pur con i nostri limiti, abbiamo cercato di fare fino ad oggi e continueremo a farlo.
Dal momento del suo arrivo fra noi, oggi, Ella ha potuto incontrare una parte piccola della nostra comunità parrocchiale, perché Le assicuro che molti di più avrebbero voluto essere qui all’interno di questa chiesa e all’esterno.
Ha potuto incontrato prima e ha ascoltato i bambini e ragazzi (insieme ai loro genitori) impegnati nel cammino di preparazione ai sacramenti di iniziazione cristiana, ha stretto molte mani delle persone che ancora sono sulla piazza e (sono sicuro) attendono una ulteriore parola di saluto prima di congedarsi da noi, ha benedetto una parte dei bambini battezzati nell’anno trascorso, e ha confortato alcuni anziani e malati …. Tutte pecorelle del suo gregge …..
Sono convinto che queste sue pecorelle gli hanno lasciato addosso un po del loro “odore”!
Santità, fin dal giorno dell’annuncio della sua visita da parte del card Vicario, al quale nuovamente esprimo tutto il nostro affetto e la nostra gratitudine, non abbiamo fatto altro che pregare lo Spirito santo perché ci assistesse nel prepararci ad accogliere un dono cosi grande: l’incontro con il Successore di Pietro!. E lo Spirito Santo, donatoci dal Signore Gesù, ha risposto!
In questi giorni in maniera sovrabbondante, abbiamo avvertito il sentirci Chiesa che prega, animata dal desiderio di essere unita e consapevole del dono del Vangelo di salvezza che Gesù ha affidato a ciascuno di noi, per viverlo e annunciarlo. Abbiamo avvertito il soffio dello Spirito come a Pentecoste, che ci ha resi pieni di quel fuoco che ci ha spinto fuori delle nostre case per poter vedere le “meraviglie che il Signore ha compiuto per noi”, Suo popolo.
E, se ce lo consente, per noi una “meraviglia” del Signore, è proprio la Sua persona, Santità, che tutti desiderano vedere e avvicinare ….. proprio come accade nelle narrazioni evangeliche per Gesù.
Cosa può significare per noi rutto questo?
Santità, il dono che oggi abbiamo ricevuto penso ci offre la opportunità per essere più convinti del nostro dirci cristiani e cristiani di Roma! Questo ci fa percepire la grande gioia del Vangelo e della sua doverosa e naturale trasmissione agli altri. Siamo convinti che non possiamo fare della gioia percepita e gustata oggi un “episodio” a se stante, ma desideriamo fortemente che questo incontro diventi “memoria”: ci stimoli a chiarire a noi stessi l’importanza della fede trasmessa dagli Apostoli e dai loro successori, il ruolo dei cristiani nel nostro quartiere e nella nostra città. Non possiamo rimanere nascosti e “chiusi in noi stessi”…. Vogliamo essere sempre più impegnati come “missionari” del Vangelo.
Lei è venuto in mezzo a noi in una di quelle domeniche che la Liturgia chiama “ordinaria”, ma ci ha mostrato e fatto percepire tutta la “straordinarietà” dell’ordinario vissuto con Gesù.
Personalmente ora avverto la “responsabilità” di questo incontro….
Quando Gesù passa non ci lascia come siamo …. Ma il suo incontro, e la forza che scaturisce dalla Sua Persona, trasforma la vita e la rende nuova, più bella, generosa, aperta all’incontro con l’altro e consapevole che, il dono ricevuto, non è per se stessi, ma impegna a diventare naturalmente inviati verso tutti a comunicare la gioia di questo incontro che è incontro con il Vangelo vivo, cioè Gesù in persona.
Qui dentro e fuori la nostra chiesa, siamo tanti …. E a tutti noi viene chiesta questa responsabilità dell’incontro di oggi, per il nostro dirci cristiani, per una più forte e consapevole testimonianza di avere Gesù con noi da trasmettere con tutta la nostra vita.
Essere oggi cristiani a Roma, cioè pecorelle di Papa Francesco è una bella responsabilità! Non possiamo e non vogliamo deluderLa.
Il nostro augurio, infine, è che il Signore Gesù La custodisca, Santità, nel ministero a Lei affidato, perché questo entusiasmo e gioia che sa trasmettere a tutti noi, con la sua persona e la sua parola, sia da parte nostra accolto come la misericordia viva di Dio verso ciascuno di noi , fonte di incoraggiamento per noi, nei prossimi giorni e anni, per essere più impegnati nella testimonianza di fedeli di questa parrocchia, nell’essere gioiosi portatori coerenti e coraggiosi della Verità del Risorto e del suo Vangelo impegnati concretamente nel sostegno soprattutto dei più poveri e bisognosi presenti in mezzo a noi, attraverso il nostro avere misericordia e solidarietà verso di loro, toccando così quelle piaghe che San Tommaso nostro patrono ha desiderato fare nel giorno dell’incontro con il Risorto.
Sul suo esempio. Santità e sostenuti dal suo insegnamento, desideriamo impegnarci a non nasconderci, con la scusa della “discrezione”, nel parlare con le parole del Vangelo, ma di essere veri cristiani, coraggiosi “rivoluzionari” di una vita che anche fra di noi, è talvolta triste e addormentata.
Al termine di questa giornata di grazia non vogliamo dire solo: “ho visto il Papa”, ma , “ho incontrato Gesù, il mio Salvatore! e ci impegniamo a comunicare questa gioia soprattutto con il perdono e l’amore fraterno che abbatte tutti i muri di separazione.
Ci sostenga Maria, madre nostra, e madre della Chiesa, nel custodire l’incontro di oggi e a questa nostra Madre del cielo, chiediamo di sostenere con la sua materna protezione il nostro Papa Francesco, perché avverta sempre quella “Pace del cuore”, dono dello Spirito Santo, per il bene di tutto il popolo di Dio.
Voglia nuovamente accettare il nostro filiale ringraziamento per il dono della Sua presenza in mezzo a noi e ci benedica, Santo Padre!
Avviso parrocchiale…….. Evangelizzazione da domani ore 20,45 e Sabato prossimo 22/2 …. Colletta alimentare parrocchiale.
Grazie
Preghiera in preparazione della visita
Spirito Santo,
dona a tutti i battezzati
di questa comunità parrocchiale
di sperimentare nella visita
del nostro Vescovo, il Papa Francesco,
la tua visita premurosa,
misericordiosa e illuminante,
che sappia cogliere
i segni di vita della tua presenza.
Questo incontro risvegli il senso
dell’appartenenza alla Chiesa
nostra madre e maestra.
Susciti in noi l’amore all’unità,
al servizio umile e gioioso,
perché Cristo, redentore dell’uomo,
sia conosciuto, amato, testimoniato
in questo tempo confuso.
E voi, Maria, Madre di Cristo,
e San Tommaso Apostolo, nostro patrono,
sostenete le nostre gioie, dolori,
fatiche e speranze. Amen