Aprire la porta della Speranza a Cristo che viene

La porta dell’alloggio
Con questo Natale comincia un anno di grazia particolare, il Giubileo, che ci da appuntamento davanti alla porta che si apre alla speranza. Aprire quella porta e attraversarla significa aprire la porta del nostro cuore a Cristo che viene! Duemila anni fa circa la vita divina si è incarnata nella vita umana già dal suo primo stato di embrione e di neonato; il vangelo ci dice che però non c’era posto nell’alloggio umano, un alloggio spesso ristretto, uno spazio occupato dall’egoismo, dal relativismo e dall’egocentrismo: nell’umanità sembra spesso che l’ “io ” è colui che occupa tutto l‘alloggio, un grande “monolocale” solo per me o per chi vogliamo noi. Se la preoccupazione per noi stessi – che sembra essere lecita su ogni livello – occupa tutto lo spazio del nostro cuore, finalizzando anche il nostro prossimo a soddisfare i miei personali bisogni, anche inconsci: non c’è posto per Lui. Una umanità che occupa tutto lo spazio ed il tempo lasciando fuori “dalla porta” il Signore è, una umanità, che è destinata alla frustrazione, alla solitudine e alla incompletezza. Questi malori umani esistono quando si chiude la porta della fede, allora manca la carità e, anzi troppo spesso, si sfocia nell’odio; tanti fatti di cronaca ce lo narrano con grandi situazioni che viviamo anche dimensionate nel nostro “piccolo” mondo personale. Aprite anzi spalancate le porte al Cristo, alla sua salvatrice potestà (con queste parole san Giovanni Paolo II cominciava il suo pontificato)!
E’ nato il Salvatore
L’annuncio è chiaro: è nato per voi il Salvatore. Il Salvatore è nato per me e per te, per ciascuno di noi! Cristo è nato per salvarci! Abbiamo bisogno della salvezza, tante volte e in tanti modi. La salvezza è la motivazione alla speranza che non delude (Papa Francesco, Bolla di indizione dell’anno santo), non dimentichiamo la salvezza ultima, quella più importante è quella dalla morte eterna per risorgere come Cristo è risorto. Il Natale porta in se l’annuncio già della Pasqua, la sua luminosità, la sua passione che porta alla morte – Erode già vuole uccidere quel bambino – la sua Resurrezione in questa festa della vita creata e redenta; dobbiamo accorgerci che abbiamo bisogno del Salvatore! Sembra che senza di Lui possiamo anche vivere. Ma è il Creatore ad avere in se la profezia della nostra vita, è Cristo che può dare senso alla nostra storia perché tutto è stato creato per mezzo di Lui, e nulla è stato creato senza di Lui! Il Natale porta in se un “presepe” in movimento, in qualche modo la nascita di Cristo scombina un po’ i piani di tutti, volendo o non volendo: Erode si muove per ucciderlo, gli angeli si muovono per annunciarlo, i pastori si muovono per andarlo a vedere, i magi viaggiano per andarlo ad adorare… C’è tutto uno spostamento verso quel bambino che riguarda molti, ma purtroppo, non tutti. Molti sono ancorati ai loro progetti di vita, non si accorgono che il tempo è fuggevole e che tra le tante cose che fanno, belle e brutte, sane e malate, vanno verso un inesorabile fine umana che con se non lascia poi così tanto… Allora il Natale ci invita a muoverci verso il Signore, come siamo siamo, a spostare l’ “epicentro” dei nostri movimenti terreni, a scoprire che abbiamo bisogno della pace ma non come la da il mondo, che abbiamo bisogno della gioia ma di quella vera, quella che dà il nome a questo anno: giubileo, Gioia piena! Abbiamo bisogno di essere salvati, non solo a fine vita, ma salvati tutti i giorni!

Chi lo conoscerà?
E’ importante allora metterci in movimento, in qualsiasi modo, da qualsiasi “luogo” interiore brutto o bello ci troviamo, per cercare e conoscere il Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi! Non perdiamo l’occasione di rispondere ‘sì’ alla sua chiamata, non perdiamo l’occasione di non essere tra coloro che del mondo non lo ha riconosciuto, non dimentichiamoci che veniamo da Lui per la creazione, che siamo suoi; mi auguro che non facciamo parte della profezia del prologo di Giovanni che ad un certo punto dice: venne tra i suoi ma i suoi non lo hanno accolto! C’è posto per Dio nella mia vita, c’è tempo da dedicargli? Quest’ultima è una profezia deludente di chi si ritiene o si rende inadatto ad accogliere il Cristo! Se cominciamo a frequentarlo seriamente, lo conosciamo, se continuiamo a frequentarlo, progrediamo… Abbiamo l’occasione di conoscere il Salvatore, Gesù Cristo morto e risorto: nel Vangelo che ascoltiamo, nei sacramenti che celebriamo e nell’amore con cui vediamo e aiutiamo il prossimo e il non prossimo. Facendosi uomo, Dio, si è fatto conoscibile.

La conoscenza di Dio
Quando cominciamo a conoscerlo – e conoscerlo non finisce mai – troviamo il senso della nostra storia: siamo stati creati per operare e per contemplare. L’altro augurio è che rientriamo nella parte positiva della profezia del prologo dell’evangelista Giovanni: abbiamo contemplato la Sua Gloria! Allora il Giubileo non sarà solo un anno, ma sarà tutta la nostra vita! Siamo stati creati per essere spettatori attivi di quanto il Signore compie o vorrebbe compiere nella nostra vita. Lasciati andare! Deponi le armi che ti fanno credere che puoi difenderti da solo, da sola! L’ultima parola così sarebbe solo una sconfitta. Siamo chiamati dal Salvatore a fermarci e a guardare: come un attore che dopo aver girato il film, si mette a gustarlo dalla poltrona del cinema o di casa sua… Ma l’umanità non può ritenersi, ne riuscirà mai ad esserlo, regista della storia e della terra! Quando l’attività umana vuole arrivare a tanto, si promuove maestra di una grammatica che è antitetica – e spesso antipatica – al creato e quindi anche al Salvatore. In questo giubileo ci è richiesto il ‘discernimento’, il fermarci e comprendere chi siamo e verso dove andiamo: il senso della nostra stessa vita.
Cristo rivela Dio

Dio nessuno lo ha mai visto – dice Giovanni giustamente – ma Cristo ce lo ha rivelato! In Cristo nato, morto e risorto per noi comprendiamo che la fede può deluderci con i suoi dubbi (Dio nessuno lo ha mai visto), che l’amore può deludere, che tante scelte ci confondono, nostre e degli altri ma: la Speranza non delude, la Speranza non confonde! Avere speranza significa tenere la “bussola” della nostra vita con l’orientamento verso il Salvatore. Questo scombina sì i nostri piani e sembra scombini anche i nostri bisogni ma in Lui, solo in Lui, possiamo vivere la nostra vita in pienezza lasciandoci andare a quel movimento di quanti lo hanno cercato e lo hanno trovato: Lui il senso della storia, Lui, il Salvatore, il senso della nostra storia. Jubilate Deo omnis terra, si rallegri davanti a Dio tutta la terra!