Immersi nella vita divina
† Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3, 15-16.21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Meditazione

L’Attesa
Il popolo era in attesa. Questa è l’attitudine, lo status, di ogni cristiano: l’attesa! Attesa è restare desti nella preghiera, nella meditazione per cogliere la Presenza di Dio in Cristo morto e risorto. Nella società odierna non sappiamo più attendere: la coda (da quella in automobile a quella allo sportello di un ufficio o di un negozio) ci mette spesso ansia, ci fa perdere tempo… Non vogliamo perdere tempo e neanche dobbiamo perderne ma, il cristiano, è l’uomo dell’attesa. L’umanità che attende in fiduciosa operatività la Presenza e l’intervento di Dio! L’attesa è non solo aspettare da Dio le risposte alle nostre domande e la soluzione ai nostri problemi, quanto invece: l’attesa porta in se l’affidamento a Dio di noi stessi. Non confondiamo l’ “aspettativa” con l’attesa: sono due parole forse sinonimi, ma che nel nostro caso divergono. Spesso restiamo delusi nelle nostre aspettative, delusi dagli altri, delusi da Dio e perfino delusi anche da noi stessi. La nostra vita delusa è quando poniamo le nostre aspettative negli altri, o in noi stessi o in Dio… La delusione può e, spesso arriva, perché ci aspettavamo una risposta diversa sul dire e sull’agire dell’altro o dell’altra, perché ci aspettavamo una storia diversa, allora ci accorgiamo che le nostre aspettative sono deluse. Quel popolo che aspettava il messia liberatore verrà deluso perché Lui offrirà la vita eterna con la sua morte e la sua resurrezione. L’attesa dice invece accettazione di ciò che succede, anche della croce – chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce ogni giorno e mi segua – attesa dice rassegnazione ai fatti restando miti quando non ci posso fare nulla, attesa dice saper aspettare che l’altro maturi e comprenda e se non succederà – l’attesa – fa dire: pazienza! L’attesa ci richiede di essere operativi da una parte ma con lo sguardo rivolto verso “dove” Cristo si fa presente, allora attesa dice attenzione, concentrazione e contemplazione. Creiamoci dei tempi e degli spazi di contemplazione nella nostra storia, perché lì, il Signore Risorto si rivela!
L’essenzialità
La gente andava di più da Giovanni Battista perché, nonostante in quel tempo fuori e dentro Gerusalemme la regione pullulava di battezzatori e predicatori, Lui – Giovanni che vestiva di peli di cammello, mangiava locuste e viveva in luoghi deserti – predicava una cosa diversa, un annuncio nuovo anche con il segno del battesimo nell’acqua, predicava una profezia con la voce gridante ed il “rito” battesimale, predicava la profezia della venuta di uno più forte di lui. Spesso Giovanni era ritenuto da molti un pazzo, ma dalle folle un uomo forte per il suo coraggio e la sua essenzialità: la profezia del Cristo passa per una vita essenziale e per un messaggio essenziale, non con troppe parole, non troppi fronzoli, con riti sobri e povertà di spirito e, anche, con una fede fatta di dubbi più che di certezze… Questa profezia è ritenuta realistica per l’essenzialità, cioè per la povertà, per l’umiltà e per la libertà dell’annunciatore. Giovanni era e si sentiva libero perché viveva dell’essenziale, era povero, umile e quindi capace di essere onesto e credibile: chi non ha niente da perdere è libero per davvero! Che la memoria del Battesimo ci purifichi da tanti attaccamenti e preoccupazioni che dissipano la nostra vita e ci rendano la bellezza della essenzialità: vivere per un Valore superiore a tutto ciò, che pensiamo valga, nella nostra vita: è vivere con la speranza nel cuore e la libertà dei figli di Dio.
L’immersione
Il tempo di Natale si conclude con questo Vangelo del battesimo – non sacramento .- del Signore, che ha voluto., solo per segno, mettersi in fila per prenderlo nel fiume Giordano con, e alla pari, di tutti gli altri uomini e donne che ricevevano quel rito. L’incarnazione del Verbo, Dio che si fa uomo in Gesù di Nazareth, non è altro che una Sua immersione nella vicenda umana, una sua immersione totale dal grembo di una donna alla morte – per giunta infame – sulla croce. Battesimo significa dal greco immersione. Dio si è come immerso nella realtà umana per salvarla e ridonargli l’umanità per cui è stata creata e la salvezza nella resurrezione. Giovanni definisce il suo rito battesimale come solo simbolico, di attesa purificatrice del Cristo. Il vero Battesimo, il vero Sacramento, è Cristo che porta fisicamente la presenza di Dio sulla terra. Lui è l’immersione di Dio nell’umanità affinché anche noi ci immergessimo, attraverso di Lui, nella divinità. Il Sacramento del Battesimo che abbiamo ricevuto è questa immersione nel fuoco di Cristo, nell’amore di Dio, nello Spirito santo! Siamo stati immersi nella vita di Dio, nella vita della santissima Trinità, nella vita di loro Tre Comunità di Amore e, tutto questo, ci ha fatto immergere ed entrare in una comunità umana: la Chiesa. La Chiesa in cui veniamo immersi nel Battesimo non è quella celeste, quindi quella ideale che non delude; ma la Chiesa è comunità “terrestre”, fatta di uomini e di donne che insieme condividono la morte e la resurrezione di Cristo. Siamo chiamati a lasciarci immergere, a lascarci tuffare, a lasciarci andare alla sequela del Signore con questi nostri fratelli e sorelle, esseri umani belli e fallibili, simpatici e antipatici… Immergerci in Cristo ci richiede immergerci nella Chiesa e poi come missionari nel mondo. Cerchiamo e preghiamo affinché troviamo il coraggio di immergerci completamente nella vita in Cristo, di non galleggiare ma immergerci!
La Presenza
In questo Vangelo Gesù si fa presente per la prima volta, uomo tra gli uomini, ma con una particolarità: il cielo si apre alla Sua Presenza! Gesù è la porta da attraversare per arrivare al Padre nostro che è nei cieli, Gesù è la Via che conduce al Cielo del Padre. La vita di Gesù di Nazareth è stata vita umana sì, ma con la consapevolezza Sua e nostra che era sempre seguito dal Padre con lo Spirito santo. La vita pubblica dei tre anni di Gesù di Nazareth ha visto momenti belli e brutti, momenti di vita e di morte: Lui li ha vissuti interamente da uomo, ma da uomo di Dio, da Figlio di Dio; la colomba come segno ricorda la continua presenza del Padre attraverso lo Spirito santo. La vita di Gesù di Nazareth è stata interamente umana, ma anche portatrice della presenza del Padre grazie allo Spirito santo; gli ultimi tre giorni di passione, di morte e di resurrezione li ha vissuti da uomo, ma anche da vittima e, da sacerdote: li ha vissuti come celebrazione della nostra salvezza. E’ affascinante, se lo cogliamo, questo momento – dopo il suo simbolico battesimo giovanneo – di solitudine con il Padre e lo Spirito santo che gli ruota sopra come una colomba come per ricordargli come e chi è… Come per ricordarci chi è Lui! Tra le poche volte succede qualcosa di straordinario, un fenomeno che pochissime volte è descritto nei Vangeli: si sente la voce del Padre. Tu sei il Figlio, l’Amato ! La Parola di Dio ci aiuti a comprendere che anche noi, figli nel suo Figlio in virtù del Battesimo che abbiamo ricevuto: siamo da Lui amati. Ché possiamo sentire come per Gesù la voce del Padre che fa eco nel nostro cuore: tu sei mio figlio, mia figlia, l’amato, l’amata! Ci richiede una fedeltà all’ascolto della Parola di Dio meditandola nel nostro cuore per contemplare questa realtà e poi per farne esperienza. Senza la Parola di Dio siamo deboli, senza di Lei siamo troppo fragili, senza il Vangelo meditato siamo indifesi e vulnerabili: è la Parola del Padre che ci fortifica e ci fa contemplare la realtà di Dio. La Contemplazione ripeto, oggi, è difficile, spesso deludente… Ma in questa debolezza propriamente umana, se ci immergiamo in Cristo, Parola del Padre, se facciamo del Vangelo la nostra meditazione continua che orienta le nostre scelte: allora davvero ci sentiremo amati da colui che non tradisce e non delude, sentiremmo l’Amore di Dio, unico che ci può appagare.